Dotato di grande tecnica, di un’eccellente visione di gioco, fisicità e ottimi piedi, Rosario La Rossa è cresciuto calcisticamente nell’Arci Scampia, giovanissimo è passato nelle file del Napoli guidato da mister Carannante. Dopo la parentesi azzurra viene acquistato dal Pescara Calcio grazie al procuratore ed agente Fifa Mario Giuffredi. A 14 anni è il primo figlio di Scampia a lasciare il quartiere per approdare in una società del calcio che conta.
Dopo essere stato capitano della Rappresentativa Provinciale e titolare della Rappresentativa Campania viene acquistato dal Giugliano Calcio del Patron Poziello. Coi gialloblù disputa il più importante torneo giornali nazionale, il campionato Allievi Nazionali. La Rossa ha l’onore di allenarsi insieme a calciatori che arriveranno addirittura nei maggiori campionati italiani, quali Massimo Perna e soprattutto Giuseppe Vives. Purtroppo questa florida carriera è costretta ad interrompersi bruscamente con la morte di suo cugino Antonio Landieri, vittima innocente della camorra. Da quel momento in poi, Rosario si impegna nel mondo del volontariato e nella battaglia per far riconoscere suo cugino vittima innocente di camorra. Per questo suo forte attivismo, il 12 novembre 2016 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli conferisce la medaglia di Cavaliere dell’Ordine al Merito. Sarà quindi il primo atleta in un campionato dilettantistico a scendere in campo con tale titolo. Negli ultimi anni è
stato istruttore di base riconosciuto dal Coni e dalla Figc presso la Scuola Calcio Arci Scampia, un ulteriore valore aggiunto da spendere in campo. Rosario è fratello di Antonio Esposito La Rossa, quest’anno capocannoniere
dei biancoblu.
Queste le sue prime parole dopo la firma ufficiale: “Sono strafelice! E’ molto gratificante per me indossare questi colori. Darò il mio contributo e darò il massimo in ogni gara. Il gruppo? Ho trovato tanta serenità e nuovi stimoli; c’è una gran voglia di rinascita! Chi viene qui sa perfettamente che non è un’ultima spiaggia, ma si fa parte di un progetto più ampio e questo è motivo d’orgoglio. Poi, ho trovato tanti ragazzi che ho persino allenato, è una sensazione molto particolare e mi fa piacere poter giocare con loro. Inoltre, sarò in campo con mio fratello e mi aspetto grandi cose insieme!”.
Per Rosario, tra l’altro, si chiude così un cerchio personale. Il suo abbandono coincide con la tragica uccisione di Landieri; il suo ritorno con l’intitolazione dello stadio, dopo i lavori di questi mesi, proprio al cugino: “E’ come se tornassi a giocare per lui! Lo Stato gli riconosce qualcosa e io riprendo dove mi ero fermato. Calcare quel campo che porta il suo nome, per il mio quartiere, è un’emozione immensa!”.
Luigi Ippolito
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