Scafatese, intervista al tecnico Giovanni Macera

Giovanni Macera e la Scafatese: un matrimonio interrotto troppo in fretta nel 2015 per essere finito lì. La signora e il tecnico ci hanno riprovato e hanno avuto ragione, vincendo meritatissimamente il campionato di Promozione Girone D.

Finalmente la Scafatese è Campione, se lo aspettava in estate quando decise di

tornare sulla panchina gialloblu?

“In estate avevamo programmato un campionato con giovani di talento che a me

piace scovare e valorizzare, ormai da anni. Ovviamente parliamo di giovani di

qualità. Bel gioco, divertimento. Poi sono convinto da sempre che i risultati siano

una conseguenza. La società mi ha seguito e mi ha dato fiducia sin dal primo

momento in fase di allestimento della squadra e così con un investimento in linea

con la categoria i risultati sono arrivati, conseguenza del gioco e della

organizzazione”.

Ogni campionato vive di tanti, troppi momenti. Qual è stato l’attimo più difficile della

stagione?

“Angri, come puoi immaginare quella settimana prima della sfida coi grigio rossi è stata una delle più critiche di tutta la stagione. Venivamo da un punto conquistato in due partite, con lo scontro diretto che poteva riaprire tutto; la squadra però ha mostrato tutta la sua tenacia e personalità, andando a vincere e chiudendo di fatto i giochi”

Una vittoria che si rispecchia non solo nei risultati ma soprattutto nel bel gioco.

Quali sono stati i calciatori cardine di questa stagione?

“A chi, come me, piace puntare sul gioco e sul collettivo, la risposta è scontata. Tutti

e nessuno. Però è sempre vero che senza talento, passione e lavoro dei singoli

non si va da nessuna parte. Per questo mi piace scegliere non solo i calciatori ma

anche gli uomini. Bisogna credere in un progetto ed essere leali fino in fondo.

Quando questo non accade perdi di sicuro. Invece, quando accade, puoi anche

perdere ma questo non toglie nulla al lavoro fatto e alla stima reciproca”.

Macera è anche sinonimo di garanzia giovanile: lei ha lanciato in prima squadra un

numero spropositato di under che ora sono tutti pronti per rigiocare partite

importanti. Il calcio giovanile sta risorgendo?

“Se neanche in queste categorie si riesce a valorizzare i giovani allora dobbiamo

davvero dire che il calcio è alla frutta. Non è giusto nemmeno dire: giovani a tutti i

costi. Ci sono giovani di qualità a cui piace il lavoro e mettersi lealmente a

disposizione e tanti giovani che non lo fanno. Per questo prima ho detto che

occorre scegliere non solo i calciatori ma anche gli uomini. Umiltà, lavoro,

disponibilità. A me piace la figura dell’allenatore-manager e di questo devo essere

grato alla società e alla assoluta collaborazione con chi mi ha aiutato a fare la

squadra proponendomi qualche nome e mettendosi a completa disposizione del

progetto. Non sempre questo accade e talvolta ti ritrovi in squadra calciatori non

adatti alle tue idee, non solo calcistiche. Magari giovani di talento ma con poca

abnegazione e voglia di sacrificio o giocatori esperti che non ti seguono”.

Domanda secca: come vede il suo futuro? L’;anno prossimo sarà ancora gialloblu?

“Mi vedo come se fossi su una panchina di una stazione ad aspettare una

coincidenza giusta “il famoso treno” da parte della società c’è la volontà di

proseguire insieme questo progetto ed ovviamente mi fa piacere. Sono un vero

appassionato di calcio e mi piacciono le sfide. Le condizioni per lavorare con me

sono quelle che ho descritto prima: un progetto serio, massima lealtà e piena

collaborazione, nel rispetto dei ruoli, nella scelta dei calciatori da coinvolgere”.

Pasquale Formisano

Responsabile Ufficio Stampa

Scafatese Calcio 1922

Scafatese 1922
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